Your name: why is it so damn good?



Benvenuti a tutti coloro che passano di qui per la prima volta, bentornato chi invece è un lettore abituale, prima di passare all’argomento di oggi permettetemi di fare un paio di premesse:

1)      Il mio giudizio è come sempre estremamente personale, non mi asterrò dal darvi l’interpretazione del film che ritengo più corretta; ma voi potete, guardandolo, farvi una vostra idea che sia diversa dalla mia.

2)      Ci sono un po’di spoiler che sono segnati come al solito in sottolineato.

3)      Le immagini non sono di mia proprietà perché ho visto il film su Netflix dove, per le leggi sul copyright e sulla privacy non si possono fare screenshot.
4) L'articolo è bello lungo quindi mettetevi comodi, prendetevi uno snack e leggetevelo con tranquillità.

Detto questo, cominiciamo: penso che se siete qui sapete anche di cosa si parla, altrimenti ve lo dico io.

Your Name.


Prima di cominciare a raccontarvi la trama, ieri mi è capitato di parlare con una persona in un gruppo telegram che ha fatto una domanda, a mio parere molto importante, “Io ho visto Your Name, ma non mi piace, perché? E’ piaciuto a tutti…” E’ probabile che la persona in questione stia anche leggendo l’articolo, colgo l’occasione per rispondere alla sua domanda.

I gusti sono gusti e non possono essere discussi, capolavori immortali come i film di Miyazaki non piacciono a tutti, ciò non significa che non siano belli. La sua domanda è un trampolino di lancio anche per una cosa che voglio dire io: quello che mi ostino sempre a dire, e che chi è solito passare dal mio blog saprà ormai a memoria, “il mio giudizio è estremamente personale” significa che se dico peste e corna di un film vuol dire che non è piaciuto a me, per un motivo o per un altro, ciò non esclude che possa piacere a voi.

Sforzatevi di farvi una vostra idea delle cose e non adattatevi a quello che la gente vi dice; è diventata la mia filosofia di vita ed è davvero difficile da applicare haha.

Detto questo cominciamo davvero

Anzitutto, di cosa tratta?

Parla di due ragazzi legati da una catastrofe. In maniera meno metaforica: Il film parla di una ragazza, Mitshua, e un ragazzo, Taki, che cominciano a vivere, a giorni alterni, una la vita dell’altro. Per evitare di ripetermi nella parte di interpretazione approfondirò questo discorso lì.


La trama è molto potente dal punto di vista sentimentale, non è ai livelli di Koe no Katachi (Silent voice) ma non tratta nemmeno temi drammatici, attuali e realistici come il bullismo. Adatto a qualsiasi tipo di pubblico, dai più grandi ai più piccoli.

Analisi preliminare

Il film è fatto apposta per suscitare grandi emozioni, dalla colonna sonora lenta e triste, che spezza il cuore, alla trama spiralizzata che torna spesso sugli stessi concetti, conduce ad un finale che scioglie il climax aprendo il “vaso di pandora” e portando lo spettatore ha rilasciare tutte le emozioni accumulate in un unico momento, che è però decisamente meno potente di quello di Koe no Katachi, molto più melodrammatico.

Ciò però non significa che Your Name abbia un brutto finale, è semplice e chiude il cerchio che era stato aperto all’inizio, remember, a volte less is more. C’è chi preferisce tenersi lontano da questa filosofia con scene sovraccariche (Koe no Katachi). C’è poi che cerca di attenersi ad un happy ending che rispetti la teoria K.I.S.S (Kepp It Simple Stupid) cannando clamorosamente (Hisone to Masotan di cui potete vedere la recensione qui).


Grafica

La grafica è il massimo, ogni singola illustrazione sarebbe degna di un’osservazione più attenta, ma il film va goduto e non interrotto ogni dieci secondi. Le illustrazioni statiche, quelle che fanno un po’da connessione tra gli eventi però sono meno particolareggiate di quelle, per esempio, di “Irodoku, the world in colors”; è chiaro che sono due progetti diversi però mentre nel primo caso le tavole sono più frequenti e lo stile dell’illustrazione è perfettamente in linea con lo stile dell’intero film, nel secondo caso si tratta di istanti di massima virtuosità che risultano in tavole strapiene di dettagli, in cui le situazioni fisiche sono esagerate (riflessi abbaglianti, ogni colore esplode e diventa luminoso e vibrante).

Tornando Kimi No Na Wa (Your Name), i paesaggi sono così belli che sono comparabili solamente a quelli di Miyazaki e la ricercatezza degli eventi naturali, come per esempio il passaggio della cometa o la pioggia, danno vita a illustrazioni fatte apposta per far sospirare lo spettatore anche se, come nel mio caso, ha già visto il film una buona dozzina di volte. 

I personaggi sono bellissimi e particolareggiati, anche le comparse sono ricercate e il design rispetta quello degli altri personaggi, senza essere invadente e senza dare nell’occhio (sicuro non come i cameo di Stan Lee, pace all’anima sua). I protagonisti sono spaziali, soprattutto Mitsuha (una ragazza che vive in campagna e che odia starci, vorrebbe tanto andare a vivere a Tokyo perché lì non manca nulla) sembra quasi una persona vera; al contrario di Taki che invece rispetta fin troppi canoni del tipico character design giapponese da anime serializzato low budget(uno studente liceale di Tokyo che studia e fa il cameriere per arrotondare), sotto questo aspetto potevano impegnarsi un po’di più; c’è anche da dire comunque che l’anime non è sicuramente incentrato sul cambiamento dei personaggi, come nel caso di Koe No Katachi, il film si concentra più che altro sulla vicenda narrata.


Animazioni

Le animazioni sono standard, nulla di eclatante, a parte due scene:

1)      Verso la metà del film si vede un cratere fatto in tre dimensioni, forse per dare l’idea della sua grandezza, però il framerate si abbassa. Non capisco perché ma, come ho già detto in altre situazioni, non posso sopportare questo genere di animazioni perché non rendono meglio (dato che la quantità di dettagli non è comparabile alle illustrazioni) e l’esperienza dello spettatore non migliora neanche. Perché? È questa la mia domanda. Perché le includono?

2)      Poco prima della sgradevole animazione del cratere Taki è dentro una grotta e, dopo aver bevuto il sakè di Mitsuha (più spiegazioni tra poco) ci sono circa 50 secondi di animazioni disegnate interamente a mano (non a computer) fatte quindi tavola per tavola e sono di incredibile bellezza; Purtroppo siccome non sono riuscito a trovarvi l’estratto dovrete vedervi l’intero film (forse “purtroppo” non è la parola adatta in questo contesto, sarebbe meglio “per fortuna”).



Colonna sonora

La colonna sonora è molto lenta, la maggior parte dei pezzi sono tristi ma li trovo molto belli perché l’arpa dà un tocco di grande classe mentre il pianoforte accompagnato dagli archi dà un po’ di “punch”, quelle sonorità che rendono il pezzo più profondo (non so esattamente come spiegare il concetto haha). Ad ogni modo l’OST include anche alcune canzoni polivalenti, in cui c’è un cambiamento di ritmo a metà circa, vi metto il link alla playlist dell’album dei Radwimps qui di seguito, link alla playlist.

Ci sono anche un paio di canzoni cantate nell’OST che si meritano tutto, in giapponese, su play music ci sono anche in inglese (nell’album deluxe di quest’anno e del 2017) però non mi convincono perché è ovvio che abbiano voluto adattare il testo in inglese al ritmo della canzone in originale (che era perfetto non solo per loro ma anche per i fan) però le parole vengono allungate o accorciate perché ovviamente la metrica delle due lingue è molto diversa, e l’effetto finale non è troppo gradevole.

Qui sotto vi metterò le canzoni in inglese e, per chi ha visto il film e ha ascoltato le versioni giapponesi, sarà subito evidente che si tratta di versioni peggiori degli originali, per chi invece non ha mai visto il film, basta che ascolti la versione inglese di zenzenzense per capire immediatamente che la base è di una certa ricercatezza mentre il testo non gli si adatta bene (Nandemonaiya non sono così male però).








L’opening è una canzone walk compatible perché è bella, ha un ritmo soddisfacente che invoglia la camminata e in più porta chi la ascolta a pensare alle scene del film.

Interpretazioni.

Il film è abbastanza particolare e, per il modo in cui le cose vengono raccontate, viene lasciato un po’ di spazio allo spettatore per dare una propria interpretazione. Premetto subito che in un’intervista al regista Makoto Shinkai ha affermato che:” Volevo fare un film che fosse di solo intrattenimento, anche se gli spettatori non capivano esattamente cosa stesse succedendo”. Quindi è un film che può essere benissimo visto senza capire una mazza (come ho fatto io la prima volta) rimane comunque un film degno di essere visto.

Proviamo però a caprie cosa sta dietro tutto il film (così vi metto giù anche la trama in maniera un po’ più dettagliata).

Anzitutto perché Mitsuha ha cominciato a vivere le giornate di Taki e viceversa?



A mio parere non si tratta di viaggi nel tempo (sebbene sia quello che sembra), il modo più semplice di spiegarla è usando la scena di un altro film.

Avete presente Back to the future? C’è una scena nella quale Doc spiega a Marty come sia possibile che (non mi ricordo chi, lo chiameremo Bill) prendendo l’almanacco sportivo (con i risultati dalle partite dal 1975 al primo decennio degli anni 2000) sia divenuto suo padre e abbia fatto un mucchio di soldi: Bill, entrando in possesso dell’almanacco, ha creato una realtà alternativa nella quale lui era straricco ed era padre di Marty. E’ un modo semplice per illustrare la teoria dei Multiversi (che poi riprenderò applicandola a Your Name).

Il film ci spiega che tutto ha inizio con la caduta di una prima cometa, migliaia di anni prima su Hitomori. Tutte le sacerdotesse del tempio, dalla caduta della cometa in poi, facevano una sorta di sogno durante il quale vivevano la vita di un perfetto sconosciuto, scambiandosi con lui. La nonna di Mitsuha lo spiega affermando che anche lei aveva vissuto simili sogni ma che per lei erano rimasti tali, è Mitsuha ad agire diversamente, decidendo di andare a conoscere il ragazzo di cui aveva vissuto i giorni.  

Permettetemi di illustrarvi la mia intera interpretazione:

1)      Mitsuha ha cominciato a scambiarsi con Taki 3 anni prima di quanto succedesse a lui, a causa della profezia, lei però non si scambia con il “Taki del passato” ma con il “Taki del futuro” (accordiamoci sulla terminologia utilizzata, altrimenti non ne usciamo più. “Taki del passato”=Taki prima della caduta della cometa, non si è mai scambiato con Mitsuha ma la vede una volta; “Taki del futuro”=Taki dopo la caduta della cometa, si scambia con Mitsuha).

2)      Mitsuha decisa a conoscere “Taki del futuro” si reca a Tokyo (una delle scene finali del film) ma non riesce ad incontrarlo perché non risponde né alle sue chiamate né ai suoi messaggi, questo perché stava tentando di chiamare il “Taki del futuro” (dato che era stato lui a darle il numero) ma si torvava nella Tokyo del "Taki del passato".

3)      Mitsuha incontra il “Taki del passato” sul treno mentre torna a casa e gli dona il suo nastro perché si ricordi di lei però lui non la conosce (visto che è il “Taki del passato”), il nastro è il fulcro di tutto (qui entra in gioco il folklore giapponese di cui parlano fin troppo anche nel film), per come ci viene definito il musubi, il nastro è un’ulteriore connessione tra Taki e Mitsuha. Ecco che quando la cometa raggiunge il perigeo e si divide Mitsuha muore e Hitomori viene distrutta.

4)      Dopo tre anni “Taki del futuro” comincia a vivere gli scambi che Mitsuha aveva vissuto tre anni prima con “Taki del passato”, ancora una volta per il musubi, ci troviamo in una situazione in cui il tempo si modifica e viene riscritto: Mitsuha e Hitomori non ci sono più, allora come fa lui a vivere nel suo corpo? Semplice! Si è spostato sull’asse della probabilità, nel senso che quando è nel corpo di Mitsuha non è più sulla sua Terra ma su un’altra Terra in un altro universo uguale al nostro ma sfasato di tre anni; per questo non è mai riuscito a incontrarla quando era nel suo corpo (c’entra in buona sostanza la teoria dei multiversi, ne possiamo essere sicuri perché all’inizio del film l’amico di Mitsuha ne parla perché sta leggendo un articolo su una rivista fantascentifica).



5)      “Taki del futuro” comincia a fare ricerche per scoprire dove viva Mitsuha (nel suo universo) e scopre che Hitomori è stata distrutta tre anni prima. A quel punto decide di visitarla e si ricorda del sakè (Katawaredoki) che Mitsuha aveva preparato durante una cerimonia e che lui (nel suo corpo) aveva portato sul monte vicino al villaggio. Ancora una volta per definizione di musubi è un punto di incontro tra i due universi, infatti dopo averlo bevuto vive un ultimo giorno nel corpo di Mitsuha (il giorno prima della caduta di Tiamat) e imbastisce un piano per salvare Hitomori. Attenzione al sakè! Potrebbe non sembrare importante ma è forse una delle parti più rilevanti del film, dato che Mitsuha, in quanto sacerdotessa del tempio, dona una parte della sua anima per farlo (così vuole il rituale) è per questo motivo che a Taki è concessa l’opportunità di vivere un altro po’nel corpo di Mitsuha (nell’altro universo).

6)      Siccome Mitsuha ha donato solo una parte della sua anima per fare il katawaredoki il tempo di connessione dei due mondi è limitato, per questo motivo “Taki del futuro” si risveglia improvvisamente nel suo mondo e nel suo corpo. E’ in questo momento che entrano in gioco altri due concetti fondamentali: Il primo è quello del silver lining o red lining come volete chiamarlo, il colore non cambia la sostanza, è il filo del destino, i due personaggi sono in grado di percepirsi quando sono uno vicino all’altra (questo perché sono legati sia dalla profezia che dal nastro che Mitsuha ha regalato a “Taki del passato”); il secondo è quello del tramonto che, secondo la tradizione giapponese, è il momento in cui il confine tra due mondi si fa più sottile. E’proprio al tramonto che i due ragazzi possono finalmente incontrarsi e “Taki del futuro” spiega a Mitsuha come salvare Hitomori dalla catastrofe imminente, i due decidono di scriversi il nome dell’altro sulla mano, così da non dimenticarlo, il tramonto però finisce prima che Mitsuha possa scrivere.



7)      Altro passaggio importante (saltando tutto lo pseudo-action di cui non ci frega niente) Mitsuha ad un certo punto cade e si guarda il palmo della mano, dove dovrebbe esserci scritto il nome di Taki però al suo posto c’è scritto I love you. Carino e commuovente quanto vuoi, il punto è che in questo modo ci viene dimostrato che “Taki del futuro” crede nel destino e che quindi sa che anche se non scriverà il suo nome sulla mano di lei prima o poi la rincontrerà.

8)      Passano gli anni, Hitomori si è salvata ma i due sono separati, alla fine del film si rincontrano e il film si chiude con l’iconica domanda “Qual è il tuo nome?”.



Se l’interpretazione (sempre secondo come ho capito io il film) del viaggio nel tempo non spiega bene l’inizio della storia, la mia non spiega bene la fine dato che ho usato la teoria dei multiversi, per spiegare come “Taki del futuro” possa vivere realmente una vita in un paese ormai scomparso, per la stessa teoria dei multiversi due universi non si dovrebbero poter riunire, ad ogni modo ci sta anche che (nel caso la mia interpretazione rispecchiasse l’idea che aveva il regista del film) Makoto Shinkai abbia semplicemente voluto lavorare un po’di fantasia sul finale per andare a cercare il lieto fine (e come ho detto all’inizio dell’articolo non c’è nulla di male visto che si tratta di un bel finale).


Quindi per concludere, se avete visto il film (magari al cinema) avete fatto un ottimo affare e se volete farne uno ancora migliore correte su Netflix e riguardatelo, se invece non lo aveste mai visto in vita vostra riparate a questo errore e correte su Netflix a guardarlo (anche se gli anime non fanno esattamente al caso vostro).

Spero che questa recensione vi sia piaciuta e sia stata interessante, se la pensate così lasciate un bel mi piace/+1/LOL e, se avete visto il film, vi esorto a lasciare un commento per spiegarmi come avete interpretato voi la storia; se invece pensate che la mia interpretazione sia sbagliata o che abbia giudicato male il film scrivetemelo nei commenti. Rimanete aggiornati andando su Anime Cookie Jar, più articoli arriveranno presto. Until then,

Peace

See Nya 

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