Benvenuti a tutti coloro che passano di qui per la prima
volta, bentornati se siete frequentatori abituali di questo sito. Spero che la vostra
giornata stia andando bene, altrimenti, sono qui per rimediare, prima però permettetemi
di fare una serie di premesse:
Iwa Kawa e Meme però non mi sono piaciuti, non perché non fossero fatti bene o che, ma perché si tratta di figure che, per come il regista ha deciso di svolgere l’intreccio, minano qualsiasi interpretazione un po’fuori dalle righe o personale che lo spettatore voglia dare. Sono estremamente costrittivi e rendono molto difficile per lo spettatore farsi un’idea propria, diversa da quello che dice il film.
1) Le
immagini in questo articolo non sono di mia proprietà perché ho guardato il
film su Netflix, per le impostazioni sulla privacy e sul copyright non si
possono fare screenshot.
2) La
mia interpretazione è come sempre molto personale, non sono un critico
cinematografico, non prendete le mie parole come il verbo.
3) Come
al solito gli spoiler saranno contrassegnati dallo stile sottolineato
così che li possiate saltare se non avete ancora visto il film e siete
intenzionati a guardarlo.
Detto questo possiamo partire.
Oggi sono qui per parlarvi di un film che ho visto e che mi
ha colpito particolarmente, si tratta di “Una lettera per Momo”.
Sulla falsa riga de “Il mio vicino di casa Totoro” il film
parla di una ragazzina di nome Momo che si trasferisce con la madre a casa
degli zii dopo la morte del padre.
Mentre cerca di adattarsi alla sua nova vita comincia a
vedere degli strani esseri dalle fattezze antropomorfe. I loro nomi sono Iwa,
Kawa e Meme, dei demoni che arrivano dal misterioso mondo “di sopra”; la
ragazza li detesta però pian piano si abitua alla loro presenza e loro in
qualche modo l'aiutano ad accettare questa svolta. La madre però sta male
(asma) e quindi il film si risolve con l’unico finale possibile: i demoni aiutano Momo a rimettere a posto la
situazione e assolvono al compito per il quale sono stati mandati sulla Terra;
inoltre Momo e sua madre si riappacificano lasciando lo spettatore con un happy ending non troppo interessante ma
nemmeno troppo sgradevole.
Lo stile di disegno è bellino, non è sicuramente ai livelli
di Your Name o di Myazaki (specialmente non sul livello di Totoro), ma si
difende bene, volendo inoltre imbastire un confronto del genere si può dire che
le nuvole in questo film sembrano quasi slavate, sono probabilmente fatte ad
acquarello, e non sono spettacolari come quelle di Myazaki o di Hisone to
Masotan. Altro paio di maniche sono i paesaggi, che ricordano opere d’arte
impressioniste, i disegnatori non sono andati alla ricerca di illustrazioni
stra-cariche di dettagli ma di tavole semplici che devono convogliare un’idea
più che descrivere un paesaggio; scelta decisamente interessante.
I personaggi sono fatti bene anche se i tratti somatici
sono un po’indefiniti, a metà tra il cinese e il giapponese (mi ha fatto piacere vedere un film nel quale i personaggi orientali sembrano veramente orientali) la cosa che mi è piaciuta di più sono le
espressioni: molto potenti, cariche all’inverosimile, spesso un po’inquietanti,
ma fanno il loro lavoro egregiamente. I sorrisi a 256 denti della protagonista
sono spettacolari, così come sono spettacolari le facce che fanno i demoni che abitano nella soffitta della sua
casa.
Iwa Kawa e Meme però non mi sono piaciuti, non perché non fossero fatti bene o che, ma perché si tratta di figure che, per come il regista ha deciso di svolgere l’intreccio, minano qualsiasi interpretazione un po’fuori dalle righe o personale che lo spettatore voglia dare. Sono estremamente costrittivi e rendono molto difficile per lo spettatore farsi un’idea propria, diversa da quello che dice il film.
Meaning wise mi ha
lasciato un po’ con i piedi per aria perché si tratta senz’altro di un bel film
ma a causa della natura costrittiva dei demoni, che sono sostanzialmente il
perno centrale della trama, lo spettatore non si sente spronato a cercare un diverso livello di lettura.
Ad ogni modo ho in serbo un asso nella manica, un’altra interpretazione sono
riuscito a darla, ma non sta in piedi, ed è un vero peccato perché, per tutti
gli amanti del realismo, è davvero molto bella.
Momo è rimasta scioccata dalla morte del padre, con il quale
non è mai nemmeno riuscita a capirsi perché era troppo assorbito dal suo
lavoro; inoltre si è trasferita in un altro posto molto lontano da Tokyo, dove
si deve ricostruire una vita. Molto di più di quello che una semplice ragazza
delle medie/superiori possa sopportare, così la sua mente genera dei fantasmi,
i demoni, che in realtà non esistono, e attribuisce loro tutte le colpe delle
sue azioni (i furtarelli), manovre per richiamare l’attenzione di una madre fin
troppo assente per una ragazza che ha subito quello che ha subito lei.
In buona sostanza Momo, non essendo abbastanza forte per
vivere in una realtà nella quale è praticamente da sola, si chiude in una
campana di vetro e aspetta passivamente che siano gli eventi a costringerla a
venire fuori.
Io trovo questa interpretazione davvero affascinante,
tuttavia ci sono degli elementi che non ho volutamente incluso perché la
confutano:
1) La
scena del ponte: Alla fine del film gli eventi investono Momo, l’asma della
madre torna ad essere grave, ma il medico non può venire a curarla a causa di
una forte tempesta. Una delle ultime scene è quella del ponte, durante la quale
un’orda di demoni ripara Momo e il postino (che la sta accompagnando in
motorino fino al paese vicino) dalle raffiche di vento e dalle onde; in questa
scena Kawa (il demone più grande con la bocca sempre aperta) viene visto anche
dal postino, confutando l’interpretazione dei fantasmi nella testa della
ragazza.
2) C’è
una bambina che in una scena del film dimostra di saper vedere i demoni, questo
indizio si potrebbe interpretare (in maniera molto tirata) dicendo che i
bambini hanno una fervida immaginazione e quindi possono vedere cose che le
altre persone non vedono. Però…
Quindi per concludere, il film lo consiglio sicuramente,
perché è comunque molto bello e rimane affascinante, sulla linea di altri film
tragicomici giapponesi. L’unica cosa che vi dico è di non aspettarvi di
costruirci castelli interpretativi intorno perché vi ritroverete a costruire,
come nel mio caso, castelli di carte.
Spero abbiate trovato questo articolo interessante, lasciate
un like/+1/LOL se vi è piaciuto, altrimenti lasciate un commento se la pensate
diversamente. Più articoli arriveranno presto, per aggiornamenti andate su
Anime Cookie Jar.
Peace
See Nya
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